Prima Tappa Missione Amicizia

Prima tappa del progetto di Mission Moldova #MissioneAmicizia

Prima tappa del progetto di Mission Moldova denominato MissioneAmicizia terminata e, una volta rientrati nelle rispettive città, i volontari pensano e ripensano su quanto è stato vissuto. Per chi aveva già fatto l’esperienza nel Villaggio di Varvareuca questa tappa ha sicuramente rappresentato qualcosa di nuovo e decisamente diverso. Intanto la location, nuova, fuori dalle nostre abitudini. La parrocchia della Divina Provvidenza della capitale Chisinau, ovvero la Cattedrale. Sicuramente di prestigio come luogo per portare avanti un campus, anche se di una sola settimana ma… alquanto “scomoda” visto che la stessa condivide gli spazi esterni con gli uffici e gli alloggi dell’episcopio e della curia vescovile. Spazi che inizialmente si presentavano molto curati e ben rifiniti da fiori che alla fine della settimana sono… “scomparsi”. (povera la suor Florentia!).

Il primo approccio con questa nuova realtà parrocchiale è stata la celebrazione eucaristica (in lingua rumena) di domenica 21 luglio, presieduta da don Gabriel, ordinato il 23 giugno u.s. e concelebrata insieme a don Massimiliano, sacerdote che la chiesa di Lecce ha inviato fidei donum alla chiesa della moldova per alcuni anni e che per alcuni mesi ha trascorso del tempo nella parrocchia di San Pio X qui a Trieste, dove ha iniziato un corso di base per imparare la lingua russa poi proseguito a San Pietroburgo.
Abbiamo poi fatto conoscenza con il gruppetto dei giovani volontari che avevano messo a punto la settimana di campus assieme al parroco don Mihai. Subito ci siamo messi al lavoro per rifinire le attività che anche noi avevamo predisposto già qui dall’Italia.

Il lunedì è stato il primo vero banco di prova, con la mattinata trascorsa tra tentativi di comunicazione tra animatori e tra animatori (noi) e bambini che, a differenza di quanto già sperimentato in altre situazioni, parlavano quasi solo ed esclusivamente russo! Ma tant’è, si parte! Musica, bans e per i bambini è subito comunque festa… mattinata che trascorre tra i giochi a squadre e i laboratori manuali, quindi dal pranzo alle 16.30 di pomeriggio altre attività e merende hanno scandito i tempi della giornata in cattedrale conclusa, dopo l’utile incontro di valutazione insieme agli animatori locali, con la cena e i momenti divertenti e conviviali che servono sempre anche per compattare il gruppo “italiano”. “Taboo”, “uno”, qualche chiacchera accompagnata da salatini e patatine, così per fare allegria.

E poi… via al secondo giorno, con il programma similare al primo, con l’aggiunta della visita al museo di storia, che è servito anche a noi per conoscere qualcosa in più su questa nazione che ormai ci vede impegnati da qualche anno al servizio degli ultimi e soprattutto dei bambini.
Il trascorrere dei giorni ci ha visto poi occupati anche con altre uscite, al parco e alla zona di Orhei Veci, una cittadina a 50 km al nord della capitale dove i bambini hanno potuto divertirsi su immense distese verdi… instancabilmente.

Venerdì ultimo giorno di campus con festa, premiazioni e scambio di regalini… e, nonostante le difficoltà dovute per lo più alla lingua e alle diverse modalità interpretative, senza dimenticare la stanchezza, la solita nostalgia della partenza già inizia a pervadere i cuori.
Una festa quella organizzata dalla parrocchia per ringraziare i volontari locali e italiani, ha dato l’opportunità a tutti di salutarsi con il sorriso e la gioia nei cuori con l’auspicio che questa esperienza, possa avere in seguito anche ulteriori sviluppi e magari dei miglioramenti che permettano una conoscenza più ampia e profonda anche su aspetti diversi non solamente legati alla animazione. Insomma l’inizio di una nuova collaborazione.

Come sempre tornati nelle rispettive città, Trieste e Mantova, tra i volontari risuona nella mente ancora la domanda fatta dai bambini prima del saluto, ossia: “ma quando tornate”? “l’anno prossimo venite”?… domanda che riecheggerà almeno ancora per pò di tempo e che forse riceverà la risposta tra qualche mese. Ma adesso, siamo già pronti per ripartire ci aspetta un’altra parrocchia, un altro parroco, altri bambini, stavolta meno (almeno così sembra) in un villaggio a 180 km a nord della capitale di circa 250 abitanti. Il villaggio, visitato già in questi giorni e così “desolatamente desolante”, si chiama Stircea, di etnia polacca… un’altra avventura da vivere intensamente, senza le “comodità” della capitale, ma con l’entusiasmo che ci contraddistingue.

don Mario De Stefano

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